
Cinque anni dopo l’inizio della pandemia, mentre il mondo cerca faticosamente di archiviare il trauma collettivo causato dal Covid-19, una nuova crisi sanitaria silenziosa si afferma con forza nei sistemi sanitari: il Long Covid. Secondo i dati dell’Ocse, raccolti attraverso la survey internazionale PaRIS, i cui numeri raccontano un’epidemia cronica, spesso sottovalutata, scarsamente riconosciuta nei percorsi clinici e mal gestita, in molti casi. In Europa, l’Italia si distingue – in negativo – con una delle prevalenze più alte. Una realtà che impone una riflessione urgente sull’organizzazione dei servizi sanitari, sulla formazione dei medici e sulla necessità di centri specializzati in grado di affrontare una condizione multisistemica, ancora poco conosciuta e dai contorni clinici sfuggenti.
Questo è quanto emerge da una survey dell’OCSE (Maggio 2025) secondo cui il 7,2% degli over 45 nei Paesi OCSE ha avuto o ha ancora sintomi da Long Covid ed il 5,1% continua a convivere con sintomi persistenti.
In Italia, i numeri sono più alti:
• 9% degli over 45 ha avuto sintomi prolungati
• 22,9% tra i contagiati ha sintomi compatibili
• 4% continua ad averli ancora dopo 12 mesi
I sintomi più comuni sono: stanchezza cronica, dolori muscolari, disturbi respiratori, neurologici e psicologici.
Colpisce soprattutto donne (45-54 anni), persone con patologie croniche, ma anche soggetti sani.
Solo il 58% dei pazienti Long Covid si fida del proprio sistema di cura e uno su tre lamenta una frammentazione nell’assistenza.
L’OCSE raccomanda percorsi strutturati di cura dedicati, una formazione specifica per il personale sanitario ed un migliore coordinamento tra servizi sanitari. In gioco c’è la sostenibilità dei sistemi sanitari e delle cure insieme alla fiducia dei cittadini.