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Cancro della cervice uterina: la combinazione Pap test e test Hpv aumenta le probabilità diagnostiche e di guarigione

Secondo le recentissime conclusioni di uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Pathology, il test per il papilloma virus umano (Hpv test) e il test di Papanicolaou (Pap test) da soli hanno meno probabilità di rilevare il cancro della cervice uterina rispetto ai due esami effettuati sullo stesso campione (co-test).

Gli autori hanno valutato i risultati dei co-test effettuati tra il 2010 e il 2018 in oltre 13 milioni di donne di età pari o superiore a 30 anni. I risultati del co-test che precedono un carcinoma cervicale (CxCa) o una diagnosi di precancerosi sono stati analizzati in base ai risultati dell’esame istologico precisando che 1.615 co-test hanno preceduto 1.259 diagnosi di carcinoma cervicale (CxCa) e 11.164 co-test hanno preceduto 8.048 diagnosi di precancerosi cervicale. Il tasso di donne positive al test cui è stato successivamente diagnosticato un CxCa entro un anno è risultato per Pap-test (85,1%) e per Hpv-test (77,5%).

Garantire che le donne vengano sottoposte a screening con il metodo più affidabile migliora la diagnosi precoce di neoplasie potenziali o già presenti sottolineando di raccomandare fortemente il co-test (test per il papilloma virus umano (Hpv – test) + il (Pap – test) test di Papanicolaou) ai fini diagnostici e/o di prevenzione del carcinoma della cervice uterina. Lo studio conclude che è importante conciliare questi risultati con altri studi diagnostici e che l’analisi dei metodi di screening cervicale impieghi una popolazione eterogenea rappresentativa a livello nazionale.

Per quanto attiene la Nostra esperienza, in questo Studio Medico Multi-Specialistico viene eseguito sempre, da oltre dieci anni, il Pap-Chek (Pap test + HPV Test contestuale, cosiddetto co-test), insistendo sulla spiegazione ovvia a cui i colleghi statunitensi arrivano solo oggi.

È in questo quadro esplicativo che viene da Noi proposto il Pack-Prevenzione Donna.

Ma si sa che la cultura generale risente di una scarsa attitudine all’educazione alla prevenzione dedicata a questi temi dagli organismi istituzionali del nostro Paese e, altresì, fatica a farsi largo alle nostre latitudini anche per le scarse risorse economiche delle aziende sanitarie a livello di screening.

Sempre più adulti ricevono almeno una dose di vaccino contro l’HPV negli Stati Uniti

Un altro aspetto che fatica ad esprimersi nel nostro Paese è il numero di adulti dai 18 ai 26 anni che hanno ricevuto una o più dosi o il numero raccomandato di dosi di vaccino contro il papilloma virus umano (Hpv) che, invece, è aumentato in modo considerevole negli ultimi anni negli Stati Uniti, secondo un rapporto pubblicato sul National Center for Health Statistics Data Brief, Disease Control and Prevention (Cdc); di interesse, altresì, anche per la particolare attenzione rivolta ad entrambi i sessi (maschi e femmine). Gli esperti hanno quindi scoperto che dal 2013 al 2018 la percentuale di adulti dai 18 ai 26 anni che hanno ricevuto una o più dosi di vaccino contro l’HPV è salita dal 22,1% al 39,9%. Si è, inoltre, verificato un aumento della percentuale di adulti che hanno ricevuto il numero raccomandato di dosi di vaccino, con una crescita dal 13,8 al 21,5%.

Entrando più nel dettaglio, si è visto che, in tutti gli anni considerati, le donne hanno avuto maggiore probabilità degli uomini di ricevere una o più dosi del vaccino e anche di ricevere le dosi raccomandate dello stesso. La maggior parte degli adulti dai 18 ai 26 anni che ha ricevuto una o più dosi di vaccino HPV ha ricevuto la prima dose tra i 13 e i 17 anni di età e le donne hanno avuto maggiore probabilità di ricevere la prima dose prima dei 13 anni. Da ciò si evince, in accordo con questi dati scientifici, che il monitoraggio della prevalenza della vaccinazione potrà essere maggiormente utile per la preparazione di strategie volte ad aumentare i tassi di vaccinazione contro il Papilloma Virus (HPV) e controllare, monitorandole, le patologie neoplastiche genitali, sia maschili sia femminili, data la trasmissione sessuale del virus.

Da quanto enunciato risulta chiara ed evidente la necessità di consultazione e visita da parte di un adeguato ed esperto ginecologo-oncologo per la prevenzione in ambito oncologico e ginecologico, considerate le particolari attitudini alle valutazioni integrate, come la video-colposcopia conseguente e necessaria, in riferimento alla doppia specializzazione acquisita ed all’esperienza professionale sia in ambito oncologico sia ginecologico.

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