Fertilità e maternità tardiva

Descrizione ed analisi del problema

In Italia il problema della denatalità, che comporta una bassa soglia di sostituzione nella popolazione, non consente di fornire un ricambio generazionale. Il valore di 1,39 figli per donna, nel 2013, colloca il nostro Paese tra gli Stati Europei con i più bassi livelli di fecondità, determinando anche un progressivo invecchiamento della popolazione. Inoltre, la fecondità tardiva riguarda sempre più frequentemente la nascita del primogenito.

Nel 2011, oltre il 60% delle donne al parto aveva tra i 30-39 anni e l’età media al primo figlio è superiore ai 31 anni con variazioni sensibili tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Questo ritardo alla nascita del primo figlio implica un minor spazio di tempo, ancora disponibile, per avere altri figli. Inoltre, la combinazione tra la persistente denatalità e l’aumento della longevità determinano un aumento dell’indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra la popolazione di ultra-65enni e quella con meno di 15 anni, attestata al 154% nel 2014; si stima, altresì, che nel 2050 la popolazione inattiva sarà pari all’84% di quella attiva. Va tuttavia evidenziato che il nostro Paese si pone all’interno di una tendenza presente in tutta Europa, dovuta non solo a fattori sanitari ed economici, ma anche culturali e sociali che richiedono politiche di intervento su vari fronti.

Per favorire la natalità, da un lato è imprescindibile lo sviluppo di politiche a sostegno della genitorialità, dall’altro sono indispensabili politiche sanitarie ed educative per la tutela della fertilità che siano in grado di migliorare le conoscenze dei cittadini al fine di promuoverne la consapevolezza delle conseguenze di una maternità tardiva e favorirne il cambiamento. Un possibile, adeguato piano nazionale per la fertilità deve innanzitutto informare i cittadini sul ruolo della fertilità nella loro vita, sulla sua durata e su come proteggerla evitando comportamenti che possono metterla a rischio.

È necessario, quindi, sviluppare nelle persone la conoscenza delle caratteristiche funzionali della loro fertilità; altresì, deve essere sottolineato che la riproduzione con tecniche di P.M.A. – Procreazione Medicalmente Assistita – ha un limitato livello di successo e che l’avanzare dell’età, specialmente della donna, rappresenta il fattore che riduce maggiormente la possibilità di avere un bambino. Altro obiettivo di un piano siffatto è creare le condizioni per fornire assistenza sanitaria qualificata per difendere la fertilità, promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce al fine di curare le malattie dell’apparato riproduttivo e intervenire, ove possibile, per ripristinarne la fertilità naturale. In Italia i dati epidemiologici sul livello di consapevolezza e di conoscenza della propria salute sessuale e riproduttiva e del desiderio di fecondità degli adolescenti e della popolazione in età fertile sono limitati e non aggiornati.

Anche per quanto riguarda i professionisti del SSN non ci sono studi nazionali riguardanti le loro conoscenze sulla fertilità e le attività di informazione ai cittadini. Tuttavia, durante i dibattiti in materia di tutela e conoscenza della fertilità e della prevenzione delle cause di infertilità, sono emersi dati in base ai quali risulta che anche in una parte dei professionisti del settore – ginecologi, andrologi, endocrinologi, urologi e ostetriche non coinvolti direttamente nel trattamento di coppie infertili – persiste una scarsa attitudine ad una informazione che sottolinei l’importanza di atteggiamenti preventivi sulla infertilità tra i quali, ad esempio una corretta informazione sul calo della fertilità legato all’età o una mancanza di informazione sui rischi di una gravidanza in epoca tardiva. È possibile, quindi, che almeno una parte dei professionisti necessiti di essere sensibilizzata sul tema.

Soluzioni proposte sulla base delle evidenze

In assenza di una campagna di programmazione sanitaria e di informazione per la tutela della fertilità che sia in grado di migliorare le conoscenze dei cittadini sulla consapevolezza delle conseguenze di una maternità tardiva, risulta importante la consulenza di quei professionisti con una più specifica formazione nel settore della salute riproduttiva, quali l’endocrinologo e/o il ginecologo esperto in fisiopatologia della riproduzione umana o, meglio, rivolgersi ad un esperto endocrinologo-ginecologo che analizzi e valuti insieme alla risoluzione delle problematiche riproduttive presenti, la più adeguata informazione possibile utile all’accrescimento culturale della coppia.

L’attività di consulenza, in tal caso, induce e stabilisce una comunicazione limpida, efficace ed intensa che accresce il valore della prestazione specialistica. La maggiore criticità in questo ambito è, comunque, rappresentata dal coinvolgimento dei cittadini, che in assenza di opportune basi di conoscenza del problema e per la particolare cautela, ritrosia e riservatezza su tali argomenti, non esplicitano anzitempo la richiesta di una consultazione ultra-specialistica competente.

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