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Le disfunzioni tiroidee e i trattamenti durante la pandemia da Covid-19

L’ipertiroidismo e l’ipotiroidismo sono condizioni croniche solitamente trattate in ambulatorio, la cui gestione è largamente basata sui dosaggi ormonali e sui risultati degli esami strumentali che in questo periodo di pandemia sono di accesso limitato.

Sia l’Ipertiroidismo, sia l’ipotiroidismo sono nella maggior parte dei casi malattie croniche autoimmuni, con una componente genetica nell’80% dei casi; in alcune categorie di pazienti, come quelli con una patologia oculare basedowiana in corso di terapia immuno-soppressiva, vi sono probabilmente più condizioni a rischio di sviluppare un’infezione da corona-virus più severa.

Non è noto se i pazienti in trattamento con farmaci anti-tiroidei siano a maggior rischio di contrarre Covid-19 o di sviluppare una malattia più severa qualora contraggano l’infezione, ma l’effetto di Covid-19 sull’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide, come nelle malattie sistemiche più severe, si accompagna ad una sindrome da bassa T3.

L’infezione da SARS-CoV-2 può interessare il sistema nervoso, con frequente coinvolgimento dei nervi cranici sia per l’olfatto, sia per il gusto. È stato, altresì, ipotizzato un possibile rischio di ipofisite o di danno ipotalamico, con conseguente ipotiroidismo centrale; ma al momento non c’è alcuna indicazione a sottoporre a screening i pazienti Covid+ per distiroidismo, a meno che non ci sia il sospetto clinico di una patologia tiroidea.

Attualmente non vi è alcuna dimostrazione che una tireopatia scarsamente controllata comporti un maggior rischio di contrarre un’infezione virale, ma è, invece, plausibile che i pazienti con tireotossicosi possano contrarre alcune gravi complicazioni, tra cui la cosiddetta tempesta tiroidea, se affetti da altre infezioni. È, altresì, fortemente raccomandato che i pazienti con distiroidismo continuino ad assumere regolarmente il trattamento in atto per ridurre questo rischio. Nei casi gravi con minaccia di vita può essere presa in considerazione la tiroidectomia, eseguita in urgenza, mentre la terapia con 131 Iodio è sconsigliata in tali circostanze. Non vi è comunque alcuna dimostrazione che i pazienti sottoposti ad un precedente trattamento con 131 Iodio o a tiroidectomia abbiano un rischio aumentato di sviluppare un’infezione virale da SARS-CoV-2.

Quali pazienti sono più a rischio durante l’infezione Covid-19?

I pazienti con oftalmopatia basedowiana, in trattamento con steroidi o altri farmaci immunosoppressivi, sono considerati estremamente vulnerabili e ad altissimo rischio di sviluppare malattia severa da SARS-CoV-2, per cui si dovrebbe consigliare loro di mantenere un auto-isolamento per almeno 12 settimane. È importante ridurre il rischio di progressione della patologia oculare durante la pandemia, consigliando l’astensione dal fumo di sigaretta e impiegando supplementi di selenio. È stata descritta, inoltre, una congiuntivite come complicanza del Covid-19 e nelle lacrime di questi soggetti è stato rilevato mRNA per SARS-CoV-2. I pazienti con oftalmopatia basedowiana che sviluppano Covid-19 possono, pertanto, costituire un rischio infettivo significativo, specialmente nei casi in cui sia presente un interessamento prominente dei tessuti oculari soffici; in tal caso, quindi, va consigliato al paziente di controllare la lacrimazione ed al team sanitario, che si occupa del suo trattamento, un’attenta adesione alle misure di protezione personale.

Donne gravide con ipertiroidismo o ipotiroidismo

Le donne in gravidanza sono particolarmente a rischio per lo sviluppo di una forma severa di infezione da SARS-CoV-2 e di conseguenza, devono osservare le misure di distanziamento sociale in maniera particolarmente stretta. Alle donne ipotiroidee in gravidanza va consigliato di aumentare la dose della terapia sostitutiva (circa + 30%) non appena il test di gravidanza diventi positivo. Idealmente in questi casi la funzione tiroidea dovrebbe essere controllata regolarmente, anche nelle pazienti con ipotiroidismo controllato stabilmente, e la frequenza delle visite e dei prelievi deve essere idoneamente programmata. Nelle donne ipertiroidee, nel primo trimestre di gravidanza, va impiegata idonea terapia soppressiva alla dose più bassa possibile.

Come riprogrammare le visite endocrinologiche dei pazienti con patologia tiroidea?

Indispensabile, in questo momento storico, adottare i moderni dispositivi tecnologici che attraverso le consulenze via web con video-consulti on-line e monitoraggio da remoto, possono soddisfare ampiamente i canoni della valutazione e del follow-up di controllo e monitoraggio clinico. Il consulto in persona deve essere indicato solo per quella minoranza di pazienti con patologia oculare basedowiana di recente insorgenza o in peggioramento, per quei pazienti con un gozzo che determina sintomi compressivi o con tiroidite subacuta o, altresì, per quelli che non rispondono come atteso alle abituali cure.

Per quanto attiene all’organizzazione delle visite di controllo, non potendo tornare ad un regime ideale, bisogna dare priorità ai pazienti con ipertiroidismo e ipotiroidismo severi.

Nonostante il grande disagio provocato dalla situazione pandemica, lo sviluppo di un metodo di controllo virtuale da remoto è risultato molto utile e potrebbe essere mantenuto anche al termine dell’epidemia da Covid-19, per ottenere una gestione e un trattamento più efficiente dei pazienti con disfunzione tiroidea in atto.

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